X Edizione 2004
I Spina Rosanna – Venturina (Li)
II Sangiovanni Paolo – Roma
III Vicaretti Umberto – Luco dei Marsi (Aq)
Segnalazioni
Franca Dusca Petacchi – Carrara
Maricla Di Dio – Calascibetta (En)
Maria Clara Bottoni– Bologna
Frainer Giancarlo – Marter (Tn)
Fuina Claudia – Napoli
Cartapatti Luca – Milano
Zinetti Liliana – Casazza (Bg)
In mancanza
Prego, uscite:
chiuderò la porta sul mondo
per guardarmi dentro.
Sola.
Fuori tutti.
Fuori anche il tormento.
Serena.
Come chi ha espiato
colpe non sue
sotto un cielo rubato al tramonto.
Sola.
A tu per tu
con il freddo che assale
l’anima nuda
sotto un manto di stelle.
E potrò ridere, e finalmente cullare
sul mio cuore impaurito
la mia bambola stanca.
Quando aprirò,
non avrete parole
per colpirmi a pugnale.
Non avrò più la pelle
e i respiri infuocati
sotto un sole di troppo...
da accecarmi e stordirmi
sopra il bianco selciato.
Sarò oltre il cieco delirio
di chi si assenta, di chi si reclude.
Sarò io Scarno Abbraccio,
e avrò impronte gelate
sul profilo di pietra.
Poi capirete. Non avrete più dubbi.
In mancanza di me
sarà chiaro il mio Amore,
forte come la luce.
E solo allora, - in mancanza -,
mi verrete a cercare.
Oltre il sipario.
- Dove già io vi attendo -.
Spina Rosanna – Venturina (Li)
L’era del ciclostile
Noi ci scoprimmo accanto al ciclostile
del sindacato di Porta Vittoria
mentre ciclostilavo il volantino
CONTRO LE GERARCHIE PROFESSORALI
e tu per il proclama quotidiano
fatto dal Movimento Studentesco.
Come per due saccenti colibrì
nella folta stagione degli amori
tu arruffasti le penne colorate;
10 gorgheggiai.
La nostra fantastoria
sentimentale nacque con la corsa
di quel coso che scrisse il desiderio
di tanta giovinezza in quei momenti.
Volantinammo la lotta di classe,
l’amore, l’allegria, il desiderio
di non rassomigliare ai nostri padri
che poi, sapemmo, avevano la colpa
di essere i figli della loro età.
Volantinammo il mondo. Finché poi
l’era del ciclostile si oscurò
insidiata da destra e da sinistra
fino alla ritorsione ed all’infamia.
La Fantasia non arrivò al potere
che appartenne per sempre ai trafficanti
di parole esoteriche e insensate.
Perché nessuno riconosce il proprio
fallimento; nessuno può accettare
che il sogno possa trionfare sulle
cose di tutti i giorni:
in fondo al viale
c’è sempre l’uomo con le sue paure
e le sue finte mezze verità.
11 Compagno di MUCCI (*) che lo scelse
come cuscino non sapeva che
stava chiudendo un’epoca:
Coi primi
rantoli secchi degli anni settanta
finì nelle cantine polverose
e poi buttato nell’arrugginita
ferramenta del secolo passato.
Anche le nostre piume colorate
sempre arruffate ma senza colore,
più rade. sopravvissero a sé stesse
con una malinconica allegria.
Ora così lontani da quei giorni,
quasi irriconoscibili, svestiti,
spesso ci ricordiamo di quel coso
che ballava sul tavolo correndo
con la sua cantilena sgangherata.
Gli eroi che rotolarono nel fumo
della promiscuità; nell’impietosa
disillusione degli illusi; tutta
la nostra gioventù bruciata in fretta.
Cosi incredibilmente avventurosa.
(*) VELSO MUCCI: Otto dozzine di versi per il compagno venuto a
tenere la riunione. Da “L’ETA’ DELLA TERRA” Feltrinelli, Milano, 1962
Sangiovanni Paolo – Roma
Al passo d’addio venne l’equinozio
(a mio padre)
Al passo d’addio venne l’equinozio
(obliqua e già ineguale declinava
la curva della luce verso l’erba...).
Quello fu l’ultimo settembre padre
costretto il tempo ormai nella clessidra
10 sciabordio tenace del silicio
a fendere radici di memorie.
Non fu certo la morte il tuo calvario
ma il grano a crescere
11 pane da spezzare e le tue mani
arrese al loto ed all’argilla
(noi cuccioli smarriti e la compagna
a tessere lacrime e ricordi).
Stagioni e lune intere inconsumate
poste a dimora anch’esse
nel vuoto dei domani a nascere
e nel vacuo rincorrersi del vento.
Noi fummo vivi solo nel dolore.
Eppure
adesso che chetato vivi
in un altrove chiaro e senza inganni
dove straniero è il dubbio
e sconosciuti sono il torto e la ragione
torna ti prego come quando a sera
stremata sulla spalla anche la falce
mi portavi la rude tenerezza
delle tue braccia grandi immenso nido
dove scricciolo implume reclamavo
la mia dose d’amore e di carezze:
mi alzavi allora piuma verso il cielo
a tendere le mani incontro al sole.
10 quell’abbraccio più non so scordare
padre:
regalami per questo un’altra volta
11 brivido degli occhi tuoi felici
e il tuo sorriso come il mio fanciullo.
Vicaretti Umberto – Luco dei Marsi (Aq)